Vi presentiamo il quadro di oggi grazie all’Isaacs Art Center - Grazie! <3
Mentre era scrittrice per la rivista Paradise of the Pacific nel 1944, Madge Tennent fa ricorso a questo dipinto per descrivere uno dei suoi soggetti Hawaiani preferiti: “Persino l’avvolgente holoku non riesce a nascondere i piccoli polsi, le sottili dita arricciate e le possenti braccia, nemmeno della più grande delle donne lei. Le sue braccia sollevate, il suo sorriso malinconico, la sua pelle abbronzata e incandescente come brace, sono tutte caratteristiche che possiamo qui vedere in una sola persona, come una perpetua e regale benedizione per essere la portavoce delle isole con le persone più belle del mondo”. Attraverso la rappresentazione di un vibrante prisma, l’artista definisce la figura Lei Queen fantasia, un’imponente incarnazione (sia letteralmente che concettualmente) dell’implicita forza e della serena nobiltà che Tennent ha cercato di catturare per più di cinque decadi.
Un critico una volta ribattezzò il lavoro della Tennent come espressione di “ritmo in circolo”, un’osservazione che possiamo chiaramente notare nel magistrale dipinto. Le sue pennellate rotanti, l’utilizzo dei colori e delle forme sembrano essere un omaggio cerimoniale ad un malinconico lirismo e alle proporzioni della mitologia. Sette formosi fabbricanti di lei sono accovacciati e orbitano intorno alla maestrale figura centrale, mentre tessono fili di profumati frangipani e tuberose, che divennero poi il simbolo mondiale delle Hawaii. L’eponima Regina sembra spuntare dal circolo di lei che la circonda, come fosse anche lei un fiore appena sbocciato. È in qualche modo la rappresentazione dell’essenza lei, un’incarnazione fisica dell’”aloha”.
La fluida interazione tra la femminilità e la natura, riflette una delle convinzioni di Tennent che le donne hawaiane rappresentassero l’espressione più pura dello spirito di quelle isole. Percepiva in loro una trascendenza mistica che si manifesta tanto nella composizione quanto nel titolo di questo etereo lavoro. Merriam-Webster definisce “Fantasia” come “un lavoro dove l'elegante immaginazione dell’autrice non ha limiti”. Le fantasie di Tennent giungono ad una distante costa incantata dove l’ampiezza e l’eleganza nella rappresentazione si fondono. Sebbene la critica internazionale avrebbe presto premiato questo lavoro, molti abitanti locali ne rimasero scioccati e arrivarono persino a “profetizzare la disastrosa fine estetica” della sua carriera. Perplessa e divertita, Tennent avrebbe in seguito allegramente raccontato un evento in cui un’accesa discussione sulle sue donne dalle braccia possenti avesse portato alla fine improvvisa di una cena dell’alta società.