Il successo del ritratto fatto da Ramsay di Giorgio Principe del Galles gli valse questa commissione molto importante. La posa elegante enfatizza sia la dignità che la reticenza del giovane re. Il debito di Ramsay verso i suoi contemporanei francesi è evidente. Nel dipinto di Ramsay di Giorgio III il viso è creato, con molta sicurezza, utilizzando una base grigia, la carne è ravvivata da piccoli tocchi di vermiglio e lo spessore e la consistenza dei vestiti sono resi brillantemente, compresa la luce riflessa sull’ermellino. Questa combinazione convincente di grazioso e maestoso fu seguita da altre commissioni da parte della famiglia reale. La rilevanza della posizione di Ramsay alla corte del re è visibile nel rifiuto di Giorgio alla proposta di un altro ritrattista. Disse infatti: “Ramsay è il mio pittore, signore.”
Nel 1739 Ramsay sposò Anne Bayne, figlia di Alexander Bayne di Rires, ma lei morì dopo soli quattro anni e nessuno dei loro tre figli raggiunse l’età adulta. Alcuni anni dopo, tra gli allievi di disegno di Ramsay c’era anche Margaret Lindsay, figlia maggiore di Sir Alexander Lindsay di Evelick. Ramsay provocò lo scandalo quando fuggì con Margaret e si sposarono a Edimburgo. Il padre di Margaret non le perdonò mai di aver sposato un artista, ma Ramsay disse a Sir Alexander che l’unico motivo del matrimonio era “il mio amore per vostra figlia che, ne sono consapevole, meriterebbe molto di più di quello che io potrò mai concederle”. Ebbero tre figli dal loro lungo e felice matrimonio.
Ramsay e la sua nuova moglie passarono gli anni dal 1754 al 1757 insieme in Italia, andando a Roma, Firenze, Napoli e Tivoli, facendo ricerche e dipingendo e disegnando i grandi maestri, pezzi antichi e siti archeologici. Guadagnava dipingendo i ritratti dei nobili nel loro Grand Tour. Al ritorno Ramsay fu scelto come successore di John Shackleton come Primo pittore di corte di Giorgio III, battendo Thomas Hudson per il posto. Il re commissionava così tanti ritratti da donare agli ambasciatori e ai governatori delle colonie, che Ramsay doveva avvalersi dell’aiuto di numerosi assistenti.
Ramsay era un amico di Samuel Johnson, che disse di lui: “Amo Ramsay. Non troverete un uomo nella cui conversazione ci sia più istruzione, più informazione e più eleganza che in quella di Ramsay.”
- Clinton Pittman
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