Questo dipinto è a ragione considerato uno dei capolavori della pittrice milanese Fede Galizia, che era famosa anche per le sue raffinate nature morte.
Lungo il margine superiore del dipinto vediamo un'iscrizione che registra il soggetto del ritratto, il settantaduenne storico milanese Paolo Morigia, generale dell'Ordine dei Gesuiti, e la data, 1596. Morigia viene raffigurato nell'atto di scrivere versi per la stessa artista; sembra avere appena voltato lo sguardo verso l'osservatore dopo essersi tolto gli occhiali, come se avesse appena alzato lo sguardo dal suo lavoro.
La vitalità degli occhi di Morigia è incredibile, così come lo studio, da parte dell'artista, della sua fisionomia. Fede Galizia rivela qui tutta la sua conoscenza della tradizione ritrattistica lombarda, specialmente il lavoro di Moroni e di Lorenzo Lotto, mentre il dettaglio del riflesso delle lenti fu ispirato dalla tradizione nordeuropea. I libri impilati sulla scrivania sono raffigurati con fedeltà naturalistica, come se fossero una natura morta; tra di essi vi è anche l'opera più famosa di Morigia: "La Nobiltà di Milano".
Morigia teneva in altissima considerazione questo ritratto fattogli da Fede Galizia, considerandolo di grande somiglianza.
Presentiamo il dipinto di oggi grazie alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. :)
P.S. Qui trovate un altro bellissimo dipinto di questa eccezionale artista: Vaso di vetro con pesche, fiori di gelsomino, mele cotogne e una cavalletta! <3